Recentemente, la Fondazione Villa S. Ignazio ha lanciato l’iniziativa “Schiacciati nel presente” mirata a raccogliere una serie di “istantanee” scritte su questa nostra situazione attuale. Il LED ha risposto a questa importante sollecitazione con una serie di contributi individuali, riportati sotto.

  1. La parola, schiacciati, la metto subito da parte; mi rammenta solo immagini drammaticamente definitive e cruente. Per restare nell’ambito della mia quotidianità banale e rassicurante , penso alle tarme , alle zanzare o altro genere di animaletto fornito di molte zampe che, in una casa vecchia come la mia, può spuntare da chissà dove…
  2. Se dovessi dare un titolo all’istantanea sarebbe, COMPLESSITA’.

Penso alla mia storia personale di questi ultimissimi anni: moltissimi accadimenti quasi sempre impegnativi da affrontare. Senza entrare nei particolari, riassumerei il tutto in alcune parole chiave:

Accettazione (che potrebbe corrispondere allo sguardo contemplativo suggerito per l’osservazione della realtà) la vita comporta accadimenti di cui siamo testimoni o protagonisti. Accogliendo ciò che accade si può trovare il proprio modo di affrontarlo.

Consapevolezza ci porta a sapere chi siamo e dove stiamo, rispetto ad una data situazione e soprattutto, quali siano i nostri strumenti per … (la nostra cassetta degli attrezzi).

Cambiamento è un fattore costante in natura, cellule, maree, stagioni … il rendersene conto aiuta a non aver paura , a sapere di essere capaci, a essere curiosi.

La vita di ognuno è piena di accadimenti impegnativi da affrontare, il dolore è dolore, la perdita è perdita, la paura è paura. I sentimenti sono uguali nelle storie diverse di ciascuno.

Venendo alla nostra organizzazione, è lo specchio delle fatiche di tutti in questi ultimi anni, sia a livello individuale che generale. Dal mio punto di vista rimangono assolutamente attuali e aggiungerei indispensabili i valori e i saperi che possiamo offrire, ne abbiamo la conferma nelle risposte delle persone che incontriamo.

Però si sente quanto l’incertezza, l’insicurezza, per non parlare del clima di tragedia incombente, umana o climatica, rendano difficile organizzarsi, prendersi il tempo, impegnarsi. Come se ognuno, appesantito da questi stati d’animo, facesse fatica a riconoscere e rispettare gli altri, il loro lavoro, le loro fatiche.

Mai come oggi sembra difficile mettersi nei panni degli altri anche se si fa un gran parlare di empatia.

Lorena

In primo luogo non è possibile fare alcuna istantanea. Perchè la regola ormai è il cambiamento repentino, dal giorno con la notte, colpi di fulmine a ciel sereno. Si ha la generica sensazione di essere entrati in un periodo, in un tunnel, che prende sempre più forma, perchè tutti noi siamo sempre più coscienti del mondo e della complessità e globalità di interessi. La scoperte e la presa di consapevolezza caratterizza per me questi anni, che sia sotto forma di “complottismo” o meno.

Una cosa che scrivevo “ai tempi del Covid” è che per la prima volta il mondo intero ha avuto la percezione di essere accomunato da un unico destino, proprio tutti, nessuno poteva sfuggire. La globalizzazione, in questi anni, si è realizzata. Ha raggiunto il suo apice. Abbiamo la percezione che siamo tutti interconnessi davvero, siamo quasi costretti a prendere posizioni sulla sorte del mondo, almeno con le nostre intime opinioni.

Quindi, sì, divisione, ma anche globalizzazione riuscita. Riuscita è la parte importante, lo sottolineo.

Infine vedo la volontà di creare un Nuovo mondo, una Nuova Era di Amore/Relazione, Natura, Compassione, Luce, Evoluzione spirituale, Magia, Ottimismo, Fiducia, Libertà, Verità, Realtà e Decentralizzazione. A cui si affianca la volontà di creare un Nuovo Ordine mondiale basato sui suoi opposti, in questo ordine corrispondente: Non-Amore/Assenza di Relazione, Macchine, Ombra, Indifferenza egoistica, Involuzione materiale, Tecnica, Sottomissione, Paura, Schiavitù, Manipolazione, Virtualità e Centralizzazione.

In sintesi: La danza del Dio della risata della Vita e dell’Amore verso il Super-Uomo, l’armonia del caos contro i fanatici dell’Ordine, l’ordine nichilista della Non-Vita. (Morte sarebbe improprio). Insomma, i saggi contro dei poveri illusi, o meglio disillusi…

Riccardo

Attraverso la vita senza rendermene conto, spesso in affanno, a ritmi serrati e denti stretti, presa da un turbinio di cose da fare, stipata di lavoro, richieste, progetti, scadenze, appuntamenti, aggiornamenti, conti da far quadrare, relazioni da salvaguardare.

Spesso mi sfugge l’orizzonte di senso di tutta questa frenesia e mi chiedo se almeno UNA sola cosa fra tutte quelle che faccio mi riesce bene. La risposta istantanea è un sonoro ceffone, un lapidario giudizio che non lascia scampo: non sono all’altezza.
Eccesso di autocritica? Perfezionismo? Sensazione di non riuscire a fare/dare mai abbastanza? Aspettative troppo elevate?
Posso fare centinaia di domande e non trovare nemmeno una risposta, perché questa maratona contro il tempo mal si concilia con attimi di dialogo con me stessa e con la consapevolezza. Tutto questo frastuono, dentro e fuori, smarrisce la capacità di contemplazione silenziosa e lascia un senso di spaesamento. Presto e bene non legano.

Questo disagio del tempo presente lo rivedo e lo rivivo nelle persone che viaggiano – o meglio, che sfrecciano – accanto a me, in una routine quotidiana simile a un calderone di cose impellenti da fare, persone addestrate dalla società a gestire con efficienza ogni impegno senza mai viverlo a fondo, con conseguente sovraccarico, ansia, stress, tristezza, senso di vuoto, frustrazione, fuga da se stessi.
C’è tanta solitudine. Poco tempo e poche amicizie che possono dedicare del tempo.

Questo disagio del tempo presente mal si concilia anche con gli accadimenti del mondo, per i quali inorridiamo sì, ma, anche qui, per un fugace attimo.
Mi domando quale danno stiamo arrecando a noi stessi, troppo impegnati e distratti per vedere gli effetti immediati o a lungo termine di questo treno in corsa.
Il tempo è una delle dimensioni più preziose che abbia l’essere umano, e spesso lo sprechiamo.

Una riflessione breve ma intensa, fotografia del mio presente. Domani potrebbe cambiare ancora. La nota positiva è che non c’è mai ristagno.

Anonimo

Il sentimento della paura pervade (ancora) le nostre società occidentali.

Dico “ancora”, perchè ce ne siamo accorti già un paio di decenni fa. Infatti più di 20 anni fa Villa S.Ignazio, assieme al LED, al CNCA e ad altre associazioni trentine, nel giugno del 2000, organizzava a Trento un seminario di formazione per redattori sociali intitolato “Profeti di paura?”. Il tema trattato era appunto relativo alla paura e ai suoi “profeti”. Si cercava di riflettere sul perché alcuni fenomeni come la microcriminalità, l’immigrazione o la malattia mentale vengono sempre più rappresentati dalla stampa in chiave allarmistica e ansiogena, anche quando le cifre e le situazioni reali non disegnano certo delle “emergenze”.

Dicevamo: “nel paese e nelle nostre città c’è una percezione di insicurezza che però in molti casi non è supportata da elementi realistici. Perché questa enfasi data alla sicurezza allora? Basta un generico diritto alla giustizia e alla sicurezza per creare falsi allarmismi? A quali “logiche”, e a quali schemi mentali risponde questo modo di fare informazione? Forse qualcuno sta conducendo una campagna mirata alla creazione di un’esigenza (quella di sicurezza) che non corrisponde ad un reale bisogno, almeno non in questa proporzione. Qual è allora il ruolo dei media in questo “gioco”? Quali strumentalizzazioni si rischiano quando si parla di disagio sociale?“.

Nel 2009 con il CNCA partecipiamo a dar vita alla campagna “Non aver paura, contro il razzismo”.
Sempre nel 2009 la coop. Villa S.Ignazio ha organizzato il Convegno che poi diventa un libro: “Sentire sicurezza nel tempo delle paure” (Franco Angeli, 2011) che ha aperto un’altra stagione di consapevolezza sul tema della paura, nel mondo del sociale, della salute, dell’educazione e della ricerca dove dicevamo: “proveremo a darne una lettura che vada oltre la retorica e la strumentalizzazione che caratterizzano molte delle parole e delle azioni che
si compiono in nome della “sicurezza” ” (Fractio Panis, settembre 2009).

Dopo altri dodici anni ci troviamo a prendere atto che chi promette “sicurezza” riesce (ancora) a vincere le elezioni sia a livello nazionale che a livello locale, confermandoci che chi riesce a cavalcare il sentimento di paura, vince la gara della propaganda. Si tratta però, come abbiamo potuto riscontrare, di un inganno, di una manipolazione culturale e non di vera politica.

Diventa dunque sempre più necessario il nostro ruolo in questo mondo pieno di fake news. Diventa sempre più necessario sostenere le attività di  formazione alle relazioni interpersonali, all’ascolto profondo e disinteressato dell’altro, alla consapevolezza di sé (e alle altre proposte organizzate dal LED). Queste attività diventano dunque non solo uno strumento di crescita personale e professionale, ma anche una fenomenale occasione di trasformazione sociale e coscienza di sé in quanto cittadini capace di discernere tra il bene e il male attorno a noi.

Dario

Sono stato “schiacciato” nel presente al momento della nascita, ci vivo dentro da parecchi anni e so che un giorno ne verrò liberato, ma solo per entrare in una nuova dimensione. Il presente è l’unica dimensione esistenziale che ci è data, le altre sono artifici mentali legati al ricordo, risaputamente inaffidabile, e all’aspettativa di quello che verrà, ancora più inaffidabile. E allora qual è la novità?

Recentemente mio fratello, un esperto di suoli, ha sollevato dall’orto una manciata di terra e mi ha detto con un sottotono di sfida: “Cosa credi che sappiamo di questa terra, dei miliardi di microorganismi che contiene, di come si svilupperà? Nulla! Impossibile fare previsioni”. Estrapolando questo pensiero, è evidente che la complessità del mondo sfugge ad ogni comprensione. E così è stato da sempre, anche se negli ultimi anni essa è palesemente aumentata.

Appena ventenne, toccato emotivamente della prima crisi petrolifera del 1973, ho cominciato a fare ricerca sulle energie alternative: era evidente che la strada che il mondo aveva imboccato era un vicolo cieco dal quale si doveva cercare di uscire, e presto. Quando poi mi affacciai al mondo del lavoro venni confrontato da sguardi increduli: di che cosa stava parlando quel giovanotto di belle speranze? Dopo un piccolissimo attimo di risveglio, il mondo si era riaddormentato: tutti avanti coi combustibili fossili come prima. Questo quaranta anni fa.

Siamo scossi ogni giorno da notizie di guerra orripilanti. Nel corso della mia vita pare che ce ne siano state più di 500. Non parliamo degli eventi climatici planetari, degli sviluppi conturbanti delle biotecnologie, dell’erosione dei suoli, l’avvelenamento delle acque; della sofferenza, della prevaricazione, l’ingiustizia, la deriva autoritaria che ci hanno accompagnati. Anche qui, siamo nel segno della continuità.

Come possiamo reagire a tutto ciò in modo lucido, e agire senza venire offuscati dalla mole di sofferenza globale?

  • Attraverso lo sviluppo della coscienza individuale nella direzione di una maggiore comprensione di noi stessi, in primis, e del mondo. Dobbiamo aprirci, evitare di ritirarci nel nostro guscio, continuare a esporci agli eventi, pur sapendo che questo inevitabilmente ci porterà più sofferenza, e non meno. Molte persone e organizzazioni lo stanno già facendo, e si parla già di una nuova epoca assiale, in cui la crisi presente sfocerà in un periodo di rinascita. Villa S. Ignazio e il LED sono in prima linea nella costruzione di questo futuro, che è fatto anche di tecniche, preparazione, organizzazione, fatica.
  • Presa d’atto del “così”, cioè accettazione del mondo nella sua forma attuale, che può sembrarci molto peggiore di com’era prima, ma che molti elementi ci indicano non essere vero. Il dolore nostro, degli altri e del mondo è reale e dobbiamo prendere atto nel nostro intimo che ci sono aree nelle quali siamo impotenti, non sappiamo nulla, non possiamo “fare”. Questo libererà energie e farà chiarezza su quelle (poche) aree in cui comprensione e agire sono possibili.
  • Cercare di vivere il qui ed ora, cioè il presente intuìto nella sua forma non adulterata. Questa è una dimensione individuale che però paradossalmente ci apre agli altri come esseri essenzialmente uguali a noi, al tempo infinito, al cosmo nella sua bellezza e mistero.

Sono in giardino: guardo una dalia fimbriata in tutta la meraviglia dei suoi colori autunnali e comincio a sospettare che siamo fatti della stessa sostanza. Il mio nipotino mi corre incontro, mi chiama: “Nonno!” e mi abbraccia. Sì, esiste anche questa dimensione di bellezza quotidiana, gratuita e non banale se solo la sappiamo percepire.

Alvise