Cosa significa essere empatici con qualcuno? Possiamo essere empatici anche nei nostri confronti?
L’empatia è un atteggiamento di silenziosa accoglienza di ciò che sta succedendo dentro e fuori di noi.
Una silenziosa accoglienza che permette all’altro, e ci permette di essere esattamente così come siamo, ci permette di accogliere e accoglierci con i nostri lati oscuri, con le nostre mancanze, le nostre paure, senza sentire che dovremmo essere diversi da ciò che siamo.
Siamo sempre occupati a cercare di cambiare, ma non possiamo cambiare nulla in realtà, se prima non accogliamo ciò che siamo in questo momento.
Per me l’empatia è proprio questo. Quando qualcuno mi offre empatia, non mi sta dicendo: “ti aiuto a cambiare”, oppure: “vediamo come possiamo migliorare questa situazione,” no, nulla di tutto questo. Sapere che saremo accolti per ciò che siamo, ci rilassa, ci fa sentire amati.
Molto spesso, adottiamo una serie di atteggiamenti acquisiti che ci allontanano dalla nostra natura empatica portandoci in luoghi dove è difficile provare empatia sia per noi che per gli altri.
Tutti noi abbiamo un’idea di quello che significa essere empatici, ma in Comunicazione Nonviolenta, la parola empatia ha un significato ben preciso. Proviamo a fare il lavoro inverso, osservando cosa non è l’empatia.
Alcuni atteggiamenti che adottiamo, come dicevo, bloccano l’empatia, uno di questi è dare consigli, pensando di aiutare l’altro a risolvere la situazione, sulla base delle nostre esperienze personali, pensiamo che dare un buon consiglio (anche se non richiesto) possa in qualche modo essere d’aiuto all’altro.
Un altro atteggiamento consiste nell’interrogare la persona in merito a ciò che ci sta dicendo, chiedendo informazioni sull’accaduto, oppure commiserare, della serie…poverina, mi dispiace ecc.
Un altro atteggiamento, sempre in riferimento al problema portato dall’amico, potrebbe consistere nel cercare di minimizzare l’accaduto o di tirare su il morale, oppure consolare.
Quante volte adottiamo questi comportamenti davanti a situazioni simili?
Non siamo sbagliati, ovviamente, stiamo solo seguendo dei modi di fare acquisiti, che sono diventati normali, ma possiamo renderci conto che per entrare in una relazione profonda con noi stessi e con gli altri diventando veramente empatici, possiamo imparare ed usare altri strumenti.
Non si tratta di un processo immediato, ogni processo, una volta compreso mentalmente, perché diventi efficace dobbiamo adottarlo con pazienza e gentilezza nella nostra vita.
L’invito della Comunicazione Nonviolenta è proprio quello di diventare consapevoli dei nostri comportamenti, modificarli se riteniamo di sperimentare qualcosa di diverso e valutarne i risultati.
La presenza quindi, in un ascolto empatico, è fondamentale, non possiamo entrare in connessione con l’altro se stiamo pensando ai nostri programmi della mattina.
Essere presenti richiede di osservare quello che sta passando nella nostra mente, osservare anche i giudizi che emergono nel momento in cui ci viene raccontato qualcosa e stare semplicemente con l’altro offrendo la nostra attenzione e il nostro ascolto.
In realtà l’empatia non ci chiede di fare nulla, spesso siamo abituati a raggiungere dei risultati o ci sentiamo in dovere di dire o fare qualcosa nel momento in cui qualcuno si rivolge a noi per essere ascoltato, pensiamo di dover offrire una performance che darà all’altra persona un riscontro positivo della nostra qualità di ascoltatori, l’empatia richiede appunto di non fare nulla se non essere presenti con tutto noi stessi all’altro offrendo la nostra disponibilità e la nostra gentile accoglienza.
– a cura di Claudia Chini