“Rischi psicologici” provocati dalla pandemia in corso

A cura di L. Guidolin, psicologo-psicoterapeuta

 

Non possiamo nasconderci che il Covid-19 da un paio d’anni ha fatto irruzione nelle nostre vite, stravolgendole completamente: è un evento psicologicamente critico, con conseguenze assai negative. Operatori Sociali, Psicologi e Psichiatri lanciano un grido d’allarme proprio sul rischio di manifestazioni ansiose-depressive che si stanno sviluppando nei tempi recenti.

Quando si è colpiti – direttamente o meno – da un’epidemia, lo stress e la preoccupazione sono reazioni “normali”. Il Ministero della Salute ha delineato una lista di possibili risposte/reazioni comuni, tra le quali troviamo:

– la paura di ammalarsi e morire;

– la paura di frequentare le strutture sanitarie col rischio di infettarsi durante le cure;

– la paura di non essere più in grado di lavorare durante l’isolamento, come anche di essere dimessi o licenziati dall’occupazione;

– la paura di essere socialmente esclusi o stigmatizzati;

– la paura di essere separati dalle persone care e dai CareGiver (persone che si fanno cura di persone non-autonome), a causa del regime di distanziamento/isolamento;

– la sensazione di impotenza, noia, solitudine e depressione dovute al distanziamento/isolamento;

– la paura di rivivere l’esperienza di un’epidemia precedente.

 

Tra i fattori di stress troviamo:

– rischio di essere infettati e/ di contagiare gli altri, soprattutto se la modalità di trasmissione non è chiara al 100%;

– sintomi di altri problemi di salute (ad es., febbre), che possono essere confusi con quelli dell’epidemia e portare alla paura di essere infetto;

– rischio di deterioramento della salute fisica e psico-mentale delle persone vulnerabili (anziani, disabili, malati cronici, ecc.), se gli operatori sanitari sono messi in quarantena e le cure o il supporto non vengono garantiti.

Si può parlare anche di “trauma”?

La sola esperienza del trauma non determina di per sé stessa lo sviluppo di un disturbo specifico: nella maggior parte dei casi le normali reazioni fisiologiche di stress tendono a risolversi in modo naturale. Quando, però, questo non accade e la persona presenta sintomi specifici che durano più di un mese e provocano un disagio clinicamente significativo, uno specialista può diagnosticare un Disturbo Post Traumatico da Stress (PTSD).

Nel DSM-IV (Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali dell’American Psychiatric Association – APA), troviamo questa definizione di trauma:

“Un fattore traumatico estremo che implica l’esperienza personale diretta di un evento che causa o può comportare morte o lesioni gravi, o altre minacce all’integrità fisica”;

– “O la presenza ad un evento che comporta morte, lesioni o altre minacce all’integrità fisica di un’altra persona”;

– “O il venire a conoscenza della morte violenta o inaspettata, di grave danno o minaccia di morte o lesioni sopportate da un membro della famiglia o da altra persona con cui è in stretta relazione”.

 

È ipotizzabile che ci troviamo davanti a due tipi di traumi di natura psicologica provocati dal Coronavirus-19: quelli “lievi” e quelli “complessi”.

– I primi (“lievi”) riguardano la perdita di libertà, il confinamento in spazi piccoli o ridotti, la difficoltà nella gestione della famiglia, dei figli, di persone disabili, degli anziani; ma anche difficoltà economiche e lavorative con le limitazioni/restrizioni che si alternano da una fase all’altra della pandemia. I loro sintomi si esprimono con manifestazioni psicosomatiche come mal di testa, disturbi intestinali, difficoltà digestive, tachicardia, dimagrimento, ansia, depressione, consumo di alcol, insonnia, astenia.

Per questi traumi “lievi” sarà innanzitutto importante comprendere il momento di cambiamento in cui ci troviamo, dandoci del tempo per questo. È importante sapersi adattare a nuove condizioni di vita (= RESILIENZA), senza negare le emozioni che tutto questo comporta, e anche condividere la situazione con chi ha vissuto un’esperienza simile. Gradualmente sarà fondamentale riprendere i ritmi regolari di vita ed eventualmente chiedere un supporto psicologico.

 

– Nella categoria dei traumi “complessi” troviamo il Disturbo Post Traumatico da Stress, che si manifesta dopo eventi molto gravi come atti terroristici, incidenti gravi, nubifragi, tsunami, terremoti e anche – ammettiamolo – la pandemia da Covid-19.

I sintomi sono diversi: secondo gli psichiatri dell’APA, compaiono solitamente entro 3 mesi dal trauma e sono classificabili i 3 categorie ben definite: episodi di intrusione, ricordi ricorrenti, incubi.

A volte l’esperienza è talmente forte da far sembrare all’individuo che l’evento traumatico si stia ripetendo come se fosse nuovamente reale. A volte, per alleviare lo stato di sofferenza interiore, si ricorre in modo eccessivo all’assunzione di farmaci, come pure di alcol e droghe. In questi casi è decisivo essere seguiti da un operatore o équipe specializzata; infatti, solo un approccio multidisciplinare è in grado di fare una diagnosi certa e proporre un rimedio, una terapia adeguata, inoffensiva ed efficace.