Cercando il senso del proprio agire
riflessioni sul tempo presente
C’è da chiedersi cosa sia più importante in questo momento storico, che vale di più?
Dare voce al nostro scontento, mostrare il nostro dissenso, esprimere la purezza del nostro pensiero o che altro?
L’urgenza di dire tutta la distanza, il disgusto, l’incredulità per disvalori che si speravano sepolti dalle ceneri del tempo, attanaglia la gola e si vorrebbe gridare arrabbiati, come per sputar fuori e liberarsi da un veleno che ci ammorba.
Ma superato il momento del sollievo, il compiacimento del proprio coraggio, cosa resterà del nostro lavoro, della nostra missione? Probabilmente si dissolverà come la nebbia, come una visione.
Fermiamoci un momento e pensiamo al nostro compito, alla nostra aspirazione: la relazione d’aiuto, il poter/saper stare accanto, il poter camminare insieme a chi sta accanto, a chi sta insieme . La povertà, la vecchiaia, la malattia, la solitudine … possono essere nemici terrificanti e invincibili o possono essere gravi difficoltà con le quali poter venire a patti trovando, malgrado tutto, sprazzi di serenità.
Essere realmente accoglienti, conoscere se stessi per poter stare davvero vicino all’altro, essendo capaci di ascolto profondo, sapendo distinguere ciò che è il nostro sentire, senza attribuire pensieri e reazioni che forse appartengono solo a noi. Essere capaci di stare nel dolore, nella difficoltà, con l’impegno che ci vuole.
Il LED, Laboratorio di Educazione al Dialogo, con tutti i suoi corsi, i suoi incontri, le sue parole chiave, cerca di fare questo: aiutare le persone a trovare la propria energia per essere d’aiuto all’altro senza essere sopraffatti dall’enormità del compito, perché generosità e buona volontà, abbiamo imparato, non sono sufficienti. E ancora, essere capaci di rendere più consapevoli e forti coloro che si trovino personalmente ad affrontare momenti di difficoltà.
Sappiamo che l’attuale momento politico e culturale si fa beffe dei nostri valori, purtroppo. La grande povertà socio culturale diffusa come un morbo o un maleficio in tutti gli strati sociali, si evidenzia da tempo con una sfiducia diffusa, un rancore, una delusione e l’incapacità dei cittadini di discernere a chi affidare il compito di rappresentare e risolvere i problemi e il disagio è palpabile. Essere accoglienti e fiduciosi sembra un compito che rasenta l’impossibile. Crediamo fortemente che anche se le nostre convinzioni non voleranno nel vento, se noi ci saremo per incontrare chi ne avrà bisogno, sarà il nostro esserci, il nostro fare, a marcare la differenza. Ecco perché ci sentiamo, più che mai, chiamati a continuare a fornire strumenti e competenze affinché le persone si rasserenino e possano ritrovare il loro spirito critico, la consapevolezza dei propri bisogni, il riconoscimento della differenza e della competenza dell’altro, la capacità di assumersi responsabilità, l’accoglienza incondizionata delle persone.
Lorena Candela
presidente del L.E.D.