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Intarsi Culturali in Trentino
Intarsi Culturali in Trentino un progetto interessante, realizzato in collaborazione con il Cinformi e con il contributo della Fondazione Caritro.
Un grande lavoro che ha messo insieme le energie di una decina di associazioni culturali, tra le quali il LED aveva l’onore e l’onere di rappresentare il Trentino. La peculiarità di queste associazioni è che sono formate da persone provenienti da tutti i continenti: dall’America Latina, all’Africa, all’Europa. Albanesi, ucraini, cileni, peruviani, italiani, moldovi, senegalesi, nigeriani, … hanno lavorato insieme, sono stati insieme.
Nella sala della Fondazione Caritro era ricavato uno spazio per una piccola mostra, abiti tradizionali, gioielli di corallo, ricami magnifici, tutto sistemato con cura insieme alle immagini dei personaggi più significativi dei vari Paesi: grandi condottieri, regine, poeti, donne importanti. Un’interessante “capsula” del tempo e dello spazio, un giro del mondo e un viaggio nel tempo in pochi metri quadrati. Ogni associazione ha fatto del suo meglio per mettere proprio quel qualcosa di più significativo, qualcosa che spiegasse, che facesse capire.
Ci sono stati balli e canti, la gente per strada, attratta dalle musiche, entrava a curiosare, i bambini erano affascinati dai colori allegri e dalle piroette dei ballerini. Ma oltre a questi momenti più spettacolari a tratti malinconici e a tratti divertenti , durante questa manifestazione è avvenuto qualcosa di straordinario che ha messo in risalto l’umanità, i sentimenti, ciò che ci rende uguali davanti alle prove della vita.
Venerdì sera, Giorgio Ceresa, volontario del LED, nel raccontare di Degasperi, aveva citato il suo impegno affinchè, dopo la seconda Guerra Mondiale, la popolazione sudtirolese di lingua tedesca potesse ricominciare a parlare la sua madrelingua … Forse i presenti non avevano idea di questa storia che, in qualche, modo ha acceso i cuori: Veronica Ciubotaru, che parlava in rappresentanza della Moldova, colpita da questo particolare ha subito detto che quella era anche la loro storia: “Noi moldovi siamo stati confusi per cento anni, non avevamo le parole.. siamo di lingua rumena, ma non potevamo parlarla …” Poi una ragazzina talentuosa ha recitato una poesia struggente in italiano e rumeno, perfetta. La commozione era palpabile, la signora del Perù doveva recitare anche lei, ma era scossa, faticava a trattenere i singhiozzi, ha dovuto prendere fiato, tutti erano emozionati. Grazie al susseguirsi delle poesie l’intensità del momento era palpabile. Neruda, Senghor, poeti straordinari e conosciutissimi nel mondo, altri più difficili da ricordare, comunque parole sempre toccanti, dense. Anita Annibaldi ha letto alcuni suoi versi, in rappresentanza del Trentino.
La poesia è sintesi di emozioni, punta al cuore e in quella sala non c’erano più stranieri, ma persone che vivevano gli stessi sentimenti, la stessa nostalgia, la stessa difficoltà a non poter comunicare attraverso la propria madrelingua senza la quale è più difficile esprimere tutte le più sottili sfaccettature del proprio animo. C’era anche però, in quella serata straordinaria, la voglia di raccontarsi e la gioia di aver trovato chi, volentieri, stava ad ascoltare.
Una relazione che si attiva e dà spessore, identità. Sei proprio tu quello o quella, una persona con una storia, un nome, non un fantasma perso in mezzo ad altri fantasmi. È possibile che, alla fine di quella serata, i presenti si siano visti con occhi diversi; collaborare sarà più facile, quello che unisce sarà diventato più importante di ciò che differenzia.
Lorena Candela