Questo bellissimo titolo, racchiude già un mondo, potrebbe non essere necessario aggiungere altro.
A questo proposito, mi viene in mente la poesia di Gibran dedicata al matrimonio, poesia che dopo aver letto e riletto molte volte, conosco ormai a memoria. Mi piace molto il passaggio in cui dice:
“…ergetevi insieme ma non troppo vicini, poiché la quercia e il cipresso non crescono l’una all’ombra dell’altro”.
La quercia e il cipresso sono due alberi imponenti che non potrebbero crescere rigogliosi stando troppo vicini, hanno bisogno di spazio per potersi innalzare e diventare ciò che sono.
Questo messaggio lo porto vivo nel cuore e si ricollega alle parole del titolo di Rosenberg, un messaggio che ci invita ad essere noi stessi anche e soprattutto nella coppia.
Riconosco che non è facile, ne immediato, siamo diversi non solo nella nostra fisicità ma anche in tutto ciò che ci portiamo dietro in termini di educazione e bagagli culturali.
Le donne, sono state educate a prendersi cura più dei bisogni degli altri che dei propri, mentre gli uomini, per molto tempo hanno dovuto indossare il ruolo del guerriero, la figura dell’uomo duro a discapito delle loro emozioni, peraltro per la donna, l’espressione emotiva, è un fatto socialmente accettabile.
Così, ci rendiamo conto di essere diversi sotto molti aspetti, la facilità comunicativa che si riscontra spesso tra persone dello stesso sesso, nasce dalla capacità di relazionarsi parlando lo stesso linguaggio.
La Comunicazione Nonviolenta, ci invita a relazionarci agli altri donando dal cuore, e Rosenberg ci offre questa domanda:
“Come possiamo imparare a donare dal cuore, in modo tale che quando doniamo ci sembri di ricevere?”
È possibile aggiungere facilità, leggerezza e gioia nella nostra vita attraverso i rapporti di coppia?
Cosa significa “donare dal cuore”?
Sempre in questo meraviglioso libro (Essere me, amare te – Esserci edizioni), Rosenberg, ci invita ad esplorare queste risposte, attraverso quattro domande, (che in questo articolo ho rielaborato) e che potremmo rivolgere al nostro compagno/a o consorte (o amico/a) un gioco esplorativo da fare in coppia, con carta e penna alla mano, allo scopo di crescere insieme attraverso il “donare qualcosa di noi stessi.”
Proviamo quindi, a fare questo gioco utilizzando il linguaggio CNV considerando il processo dei 4 passi: OSBR (osservazione, sentimenti, bisogni, richieste)
- osservazione obbiettiva di ciò che accade,
- come mi sento? Osservo i sentimenti che emergono
- trovo i bisogni associati ai sentimenti,
- c’è una richiesta che posso fare che contribuisce a rendere migliore la mia vita?
Passiamo quindi alle 4 domande:
1) Potresti dirmi se c’è qualcosa che faccio che contribuisce a rendere la tua vita più ricca e gioiosa?
Es: “quando ti parlo mi guardi negli occhi”
Potresti dirmi se c’è qualcosa che faccio che impedisce che la tua vita sia ricca e gioiosa?
Es: “a volte quando ti parlo, guardi il cellulare”
PS: se diciamo: “a volte quando ti parlo tu guardi il cellulare” è diverso da dire: “quando ti parlo non mi ascolti”, in questo caso abbiamo emesso un giudizio (non mi ascolti) perchè la persona interessata potrebbe benissimo ascoltarci anche se guarda il cellulare.
2) Quando mi comporto in quel modo (in entrambi i casi) come ti senti?
Esploriamo i nostri sentimenti, andiamo dentro di noi e ripensiamo alla situazione in oggetto e vediamo cosa emerge.
Es: “mi sento felice, calma, appagata, ecc.” oppure “mi sento triste, sola, frustrata, ecc.”.
Non temiamo di esplorare i nostri sentimenti, non stiamo dando la colpa a qualcuno di come ci sentiamo, stiamo semplicemente offrendo all’altro una sbirciatina sul nostro mondo interiore, su noi stessi.
3) In relazioni ai sentimenti emersi nel punto 2, quali bisogni senti che vorresti soddisfare? O quali bisogni sono stati soddisfatti?
Sappiamo che quando i nostri bisogni sono soddisfatti, le nostre emozioni sono piacevoli, mentre quando non lo sono è perchè da qualche parte ci sono dei bisogni non soddisfatti.
Es: “quando mi guardi negli occhi mentre ti parlo, mi sento felice e a mio agio, sento che il mio bisogno di riconoscimento e connessione è stato appagato”. Oppure: ”quando ti parlo e a volte guardi il cellulare, mi sento triste e sola, in quel momento sento un bisogno di connessione, di empatia, ecc..”
4) È importante, arrivati a questo punto, esplorare dentro di noi per vedere se ci sono delle richieste che possiamo fare all’altra persona.
Una richiesta potrebbe essere di connessione, o di un’azione specifica, al presente, positiva, oppure sentire che il mio messaggio è arrivato nel modo in cui intendevo.
Ricordiamoci che la nostra richiesta non sempre potrebbe essere accolta, perchè l’altra persona, sta vivendo nei suoi bisogni e non significa che rinunciando ai suoi bisogni per soddisfare i nostri abbiamo contribuito a migliorare le nostre vite.
Anche questo passaggio è comunque importante ai fini di migliorare le nostre relazioni.
Accettare il no dell’altro, significa riconoscere che l’altra persona sta dicendo un si ai suoi bisogni e non sta negando i nostri.
Accogliere anche quel tipo di energia con consapevolezza e apertura sarà un grande contributo per entrambi.