Dialogo tra persone e culture
spunti di riflessione dall’Approccio Centrato sulla Persona
Facilitare il dialogo, attraverso il lavorare insieme, significa promuovere la cultura dell’incontro e dello scambio reciproco per produrre nuova conoscenza e arricchimento di valori e competenze a partire dalla consapevolezza di ciò che ci accomuna e dei valori e degli obiettivi che possiamo condividere.
Il dialogo è lo strumento principale per costruire relazioni positive e ha bisogno di un “clima facilitante” prodotto da atteggiamenti interpersonali che permettono un ascolto vero e un incontro autentico fra le persone.
Per poter essere in dialogo bisogna avere coraggio, essere aperti, guardare l’altro con rispetto senza temere che idee, culture e abitudini diverse da ciò che conosciamo, possano farci del male o modificarci se non lo vogliamo. Per poter essere in dialogo bisogna saper essere se stessi senza maschere e saper dire : sono qui, mi interessi, ti ascolto.
La persona deve essere vista e considerata al di là dei ruoli, delle categorie e dei pregiudizi poiché quello che si può vedere e capire dell’altro è solo un pezzetto di ciò che è. Ognuno di noi è il frutto della propria storia, affronta difficoltà, gioie e dolori vive emozioni. Ciò che siamo ora è diverso da ciò che eravamo ieri e che saremo domani.
L’incontro con l’altro, ci cambia, sempre, anche quando non ce ne accorgiamo. Il cambiamento fa parte della vita, e a volte, è faticoso e, a volte, è preoccupante, ma possiamo trovare in noi le risorse per affrontarlo e per adattarci ad ogni nuova situazione. La disponibilità sincera dell’altro ad ascoltarci e comprenderci è un aiuto fondamentale.
Carl Rogers, psicologo e psicoterapeuta, padre dell’Approccio Centrato sulla Persona, inventore della psicologia umanistica scrisse: “Le persone sono altrettanto meravigliose quanto i tramonti se io le lascio essere ciò che sono. Quando osservo un tramonto non mi capita di dire: “ ‘Addolcire un po’ l’arancione sull’angolo destro, mettere un po’ di rosso porpora alla base, e usare tinte più rosa per il colore delle nuvole’ . Non lo faccio. Non tento di controllare un tramonto. Ammiro con soggezione il suo dispiegarsi.” (1980)
Lorena Candela e Marta Nuresi