Il piccolo fuoco che custodiamo

L’assemblea annuale di un’associazione è sempre un’importante momento di verifica e certamente questo vale anche per il Led: si fanno bilanci, si incontrano i soci, i formatori, si ragiona sullo stato dell’arte, ci si parla.

I compiti della segreteria diventano di giorno in giorno più onerosi, esigenze di trasparenza chiedono molto lavoro di registrazione e documentazione e quest’anno si è aggiunta la contabilità, visto che la nostra colonna del bilancio Antonio Vergot, come preannunciava da tempo, ha deciso che era venuto il momento di lasciare.

I compiti aumentano, il tempo no, ma ci si mette l’anima.

Tra conteggi di entrate e uscite, elenchi da aggiornare, verbali, calendari attività, faldoni, teche, telefonate, post it e appunti volanti, sollecitati dall’attualità, si riflette sull’importanza e il valore della missione del Led: la promozione del dialogo, il lavoro sulla consapevolezza e la relazione, l’attenzione alla sofferenza e la fiducia di poter trovare strade per stare meglio.

È come se fossimo i custodi di un fuoco, che dobbiamo tenere acceso, che dobbiamo custodire. Non possiamo tirarci indietro, non possiamo andarcene, non possiamo lasciare che si spenga.

Il fuoco è un elemento con un estremo valore simbolico: distruzione, purificazione, cambiamento. Ma è anche qualcosa di più domestico, inteso come focolare per sedersi intorno, per cuocere e conservare il cibo, luce per illuminare l’oscurità della notte, calore per proteggersi dal freddo, vicinanza, condivisione, affetto, cura.

La nostra fiamma più vivida è un linguaggio dei sentimenti per dar loro parole, per riconoscere ed esprimere i desideri, per trovare le speranze, comprendere se stessi, comprendere gli altri. Più parole hai più pensieri hai, perchè sono le parole a dare la forma ai pensieri.

La nostra psiche reagisce al mondo che ci sta intorno. Purtroppo è un mondo carico di rancore, sospetto, ostilità. Un brontolio sotterraneo che sembra ribaltare i valori, che fa irridere alla debolezza, schernire la bontà e l’onestà, ghignare sui dolori degli altri, essere indifferenti, distratti. Un brontolio sotterraneo contagioso che sporca i pensieri.

Prevale l’idea di una vita vissuta col tempo che sfugge, troppo piena, troppo di corsa, col fiato corto.

Allora prendersi il tempo diventa un gesto quasi rivoluzionario.

Dunque fermiamoci, nel rumore di fondo generale, torniamo a noi: ci sono veramente? Sto dedicando attenzione sufficiente? Sto ascoltando davvero?

Ecco, è il momento di prendersi il tempo, respirare, riflettere su di sé per tornare insieme agli altri, con fiducia e speranza ravvivate, a immaginare, progettare, qualcosa di buono, qualcosa di bello.

Lorena Candela

Assemblea soci 2019