A cura del dr. Lino Guidolin, psicologo-psicoterapeuta
Le famiglie emozionali

“Ciò che nella vita rimane non sono i doni materiali, ma i ricordi dei momenti che hai vissuto e ti hanno fatto felice. La tua ricchezza non è chiusa in una cassaforte, ma nella tua mente. È nelle tue emozioni che hai provato dentro la tua anima”.

Alda Merini

“Ogni nostra cognizione principia dai sentimenti”.

Leonardo da Vinci

Le “famiglie emozionali” sono come tanti rivoli che si immergono nel mare della vita e si manifestano sotto una varietà di sfumature e una molteplicità di espressioni.

Il principale canale della comunicazione emozionale sono i muscoli del corpo, in particolare le espressioni facciali, rilevate e riconosciute anche da popoli analfabeti.

Le emozioni hanno gradi di intensità diverse, secondo il tipo di vissuti, eventi e relazioni che le portano a galla e secondo il quadro di risonanze interne.

I sentimenti, inoltre, non sono puri, ma misti: all’ombra di un sentimento che si esprime, se ne nasconde un altro che si rimuove o si ignora. Una coppia è gioiosa al matrimonio della figlia ma, allo stesso tempo, avverte un velo di malinconia per un percorso di vita che si chiude, uno stile di vita che cambia con le sue abitudini e rituali.

Alcuni sentimenti, come la gelosia e l’invidia, sono caratterizzati da una mescolanza di tristezza, collera e paura. Ogni individuo, a seconda della propria biografia e personalità, tende a gravitare maggiormente attorno ad alcune emozioni e ad eluderne o disattenderne altre.

La danza dei sentimenti

C’è un dibattito aperto sulla classificazione delle “famiglie emozionali” fondamentali, con autori che presentano raggruppamenti abbastanza differenziati. Alcuni studiosi lasciano perplessi perché nell’elenco delle emozioni ne includono alcune che sembrano appartenere più all’ambito dei valori o delle virtù (bontà, libertà, giustizia, onestà, ecc.), piuttosto che nei “vissuti emotivi” veri e propri. Altri annoverano nel loro inventario voci che risultano essere più atteggiamenti-modi di essere che non sentimenti, quali l’accoglienza o il rifiuto, la fiducia o la sfiducia, l’apertura o la chiusura, la sensibilità o il distacco, ecc.

Di conseguenza si nota una certa confusione o distorsione nel precisare cosa si intenda per emozioni e sentimenti, mescolando tutto nel grande calderone della relazione. Una base utile di partenza riguarda la distribuzione del colorato pianeta emotivo in due categorie: emozioni primarie ed emozioni secondarie.

Le emozioni primarie rappresentano i pilastri portanti attorno ai quali gravitano una miriade di voci emotive che fanno generalmente riferimento al capo-famiglia.

Le emozioni secondarie derivano o sono collegate con quelle primarie, e ne rappresentano tonalità più leggere o più intense. Prendendo spunto dai colori e focalizzando l’attenzione sul rosso, si possono individuare diverse sfumature, che vanno dal rosso-ciclamino al rosso-ciliegia, dal rosso-corallo al rosso-amaranto, dal rosso-scarlatto al rosa, e così via.

Similmente, l’emozione della paura abbraccia espressioni più tenui che vanno dal timore alla preoccupazione, fino a forme più forti, quali l’angoscia e il terrore. Allora si possono raggruppare i vissuti emozionali attorno a 4 grandi famiglie rappresentative delle emozioni primarie. Ognuna di esse svolge una funzione specifica nell’ambito esistenziale e relazionale:

  1. Gioia, contentezza, felicità, allegria, entusiasmo, euforia, esaltazione;
  2. Tristezza, amarezza, malinconia, sconforto, avvilimento, sgomento, afflizione, strazio;
  3. Paura, timore, inquietudine, preoccupazione, turbamento, angustia, ansietà, angoscia, pensosità, tormento, spavento, terrore;
  4. Collera, rabbia, irritazione, esasperazione, incontrollabilità, furore.

Una breve descrizione delle 4 emozioni primarie

  1. La gioia sorge, generalmente, come risposta dinanzi all’appagamento di bisogni e/o aspettative, come alla realizzazione di obiettivi prefissati. Si gioisce per un traguardo raggiunto, un evento soddisfacente e gradito, o un’esperienza appagante.
  2. La tristezza sorge dinanzi alla perdita di un “bene”, che può essere qualcuno o qualcosa. Si diventa tristi per un’opportunità perduta, un insuccesso, il distacco da un amico, la separazione dalla propria terra/habitat, la perdita di un proprio caro/congiunto.
  3. La paura si scatena dinanzi a situazioni di pericolo o di minaccia alla propria sicurezza, di natura esterna o interna. Si può tremare quando si deve parlare in pubblico, oppure a fronte di un intervento chirurgico, ad un esame scolastico o clinico, ad una prova/test di valutazione, professionale o altro, ecc.
  4. La rabbia si attiva a fronte di situazioni di ingiustizia o dinanzi alla frustrazione nella mancata soddisfazione di propri bisogni e/o obiettivi. Ci si arrabbia per torti subiti, ostacoli incontrati e magari imprevisti, critiche ritenute ingiuste, giudizi superficiali o inaspettati, o altro ancora.

Ad integrazione di questi 4 “pilastri” emozionali, lo psicologo Paul Ekman aggiunge altre 2 emozioni primarie: la sorpresa (meraviglia, stupore); il disgusto (delusione, ripugnanza, rammarico, rimpianto, risentimento, malumore, repulsione/avversione).

  1. La sorpresa può essere identificata in ogni evento o intervento tale da produrre un cambiamento/turbamento delle previsioni, sia in senso gradevole che sgradevole, e in modo del tutto inatteso/inaspettato, con un’azione improvvisa più o meno risaputa di rapidità. Ad es.: “Il suo matrimonio è stata una sorpresa per tutti!”. “La Polizia ha fatto una sorpresa nella casa da gioco clandestina”.
  2. Il disgusto può definirsi come un acuto o persistente senso di opposizione/ostilità fisica o morale proveniente da sazietà, o da malumore o risentimento, più o meno motivati. Il disgusto esprime quindi una profonda avversione o repulsione per qualcuno o qualcosa. Ad es.: “Il suo cinismo mi ispira disgusto”.

Per chiudere, un detto di Maya Angelon

“Le persone possono dimenticare ciò che hai detto; possono dimenticare anche ciò che hai fatto; ma non dimenticheranno come le hai fatte sentire”.