Non nascondere i propri limiti significa rendere possibile un reciproco e continuo scambio di doni tra esseri umani. Anche se l’esposizione emotiva ci mette nella condizione di poter essere feriti, dall’altro lato ci dà la possibilità di crescere ed evolverci verso una migliore “versione” di noi stessi, imparando anche da tutte le “scivolate”/errori che facciamo ogni giorno.
Il mito della perfezione e la tentazione all’onnipotenza sono sempre in agguato dietro l’angolo della vita, lì dove meno ce li aspettiamo. Pare che dobbiamo essere sempre sul pezzo, puntuali e organizzati oltre misura. La vita come una corsa a ostacoli da saltare: scuola, sport meglio se agonistico, strumento musicale meglio se avanzato, diploma, laurea, lavoro, macchina, casa, fidanzata, famiglia, avanzamento di carriera, figli e altro ancora, sempre col “sapore” del successo. Obiettivi assolutamente positivi e arricchenti se presi uno a uno, ma sempre più incalzanti, conquistati i quali la persona dovrebbe, finalmente, sentirsi adeguata alla vita. E invece scopriamo che abbiamo bisogno di altro, o almeno di altri atteggiamenti per vivere davvero.
Atteggiamenti in cui, non avendo paura di perdere qualcosa agli occhi di sé e degli altri, si guadagna la solidità e serenità interiore di chi non fa sempre finta che “vada tutto bene” e sceglie di essere pienamente se stesso, comprese risorse e limiti. Atteggiamenti imperfetti ma che ci rendono veramente umani, e anche per questo più “amabili”.
Tanti i modi per esprimere i nostri limiti e la nostra vulnerabilità: “Non lo so, ma posso informarmi”. “Non capisco, per favore spiegami”. “Non sono capace, ti sono grato se mi insegni”. “Ho sbagliato, rifaccio”. “Ho sbagliato con te, perdonami”. “Non è colpa tua se io… Riconosco la mia responsabilità”. “Mi piacerebbe andare da quelle parti, ma non da solo”. “Per favore… E grazie!”. “Sono stanco, continuerò domani”. “Non me la sento, non è adatto a me”. “Semplicemente ‘no’: non ho tempo, non ho energie, non ho soldi. Ho altre priorità”. “Ho bisogno di parlare con qualcuno, oppure di chiedere un consiglio, magari di ricevere un abbraccio”.
Soprattutto quest’ultimo atteggiamento legato al bisogno si scontra con uno dei limiti umani più radicati: quello per cui non dovremmo mai dire ciò di cui abbiamo bisogno, perché dovrebbero essere pochi altri, e selezionati, ad accorgersene. Non c’è nulla di male, anzi c’è solo “bene” nel riconoscere di aver bisogno di aiuto e nel chiederlo. Com’è duro un mondo di persone che non vogliono chiedere o che confondono il saper ricevere col pretendere e prendere! Non nascondere il limite significa mostrare quella vulnerabilità che rende possibile un reciproco e continuo scambio di doni tra esseri umani. La vulnerabilità è quell’incertezza che ci accompagna sin da bambini, data dal timore di esporsi e di rischiare emotivamente per la paura di non essere accolti e compresi.
Allora è “vitale” e umano tenere sempre vivo e consapevole il contatto con la nostra vulnerabilità, con i nostri limiti.
E in conclusione, come disse molto scherzosamente qualcuno, “Rilassati: Dio esiste, ma non sei tu”.