Guerra e pace. Vincere insieme.

un approfondimento sulle riflessioni alla base di “Pneuma e Psiche”

A questo mondo si educa per la competizione e la competizione è l’inizio di ogni guerra. Quando si educherà per la cooperazione e per offrirci l’un l’altro solidarietà, quel giorno si starà educando per la pace” (Maria Montessori)

Se prendiamo coscienza di quali interessi guidano in genere l’uomo contemporaneo e quali interessi ha coltivato l’umanità nel suo percorso, forse scopriamo che al centro non ci stanno le relazioni.

Il progresso umano è stato determinato in prevalenza dalla competitività, dalla logica che riproduce incessabilmente vinti e vincitori. Ma è questo progresso?

Forse – in forza delle conoscenze scientifiche più aggiornate e della maturazione complessiva che l’umanità sta acquisendo  – siamo ora dentro una svolta paradigmatica che permette all’umanità di fare un salto qualitativo nel nostro camminare verso un futuro che risponda meglio ai sogni di pace che stanno nel cuore di ogni essere vivente.

Se al centro metteremo finalmente, davvero e su tutti i fronti le relazioni prederemo coscienza che esse esigono interrelazione, interscambio, riconoscimento reciproco.

Tutti gli altri interessi saranno quindi coltivati e perseguiti nelle proporzione con cui ci permetteranno di crescere dentro relazioni sane, maturanti, pacificanti e creative. Il che vuol dire che saremo protesi a valorizzare al meglio le potenzialità di vita di cui ogni essere vivente e ogni essere umano è dotato.

Ci muoveremmo  quindi verso la presa di coscienza che si cresce insieme e non l’uno contro l’altro o a dispetto dell’altro (altro inteso come razze, nord/sud del mondo, est/ovest, ricchi/poveri ecc. natura animale o vegetale).

L’allenamento a valorizzarci nelle diversità ci impegnarà a considerare il conflitto come opportunità per allenarsi a confronti costanti e costruttivi. I confronti saranno costruitivi e carichi di promesse se andranno oltre la logica del vincente e dello sconfitto. Un pace costruita sulla base del nemico da sottomettere o da eliminare è inevitabilmente foriera di guerre, di rivincite.

Ecco perché è opportuno che prendiamo coscienza come anche nel nostro quotidiano sia la cultura autoritaria, come quella permissiva, imbocca sempre e inevitabilmente il vicolo cieco della guerra, della vittoria effimera, della sottomissione forzata e provvisoria…in vista della rimonta e della rivalsa.

Rimettere al centro le relazioni implica riconoscersi bisognosi gli uni degli altri, sentirci e sentire tutti come preziosi. Lavorare quindi non a rimandare i conflitti per amore di una pace passeggera e interessata, ma imparare a dare ai conflitti un nome, a riconoscerli come un’opportunità.

Sappiamo che i conflitti legati a bisogni personali possono sempre trovare una soluzione soddisfacente per le persone che vi sono coinvolti. Ci sono però anche conflitti che richiedono compromessi concordati e verifiche costanti sulla loro validità.

Ma se sono le relazioni che ci interessano, significa che non c’è più un nemico da eliminare, ma un interlocutore prezioso da non perdere.

La pace coltivata e ricomposta in continuità richiederà il bisogno di vincere insieme!

Che sogno!

Dario Fridel 

smettiamo combattimenti che portano solo alla distruzione. La pace non è un sogno, è l’unica via per vivere(Adista 45 pg.10)

Card. Zuppi:La pace non è un ideale astratto o un dono che cade dal cielo: richiede fatica, tenacia,creatività. lo facciamo perché non abbiamo pace senza la loro pace. Quanta distruzione di di persone e di cose dobbiamo aspettare?

Felice Scalia: ”Voglio un anno dove si lotti non per uccidere e vincere, ma per vivere e far vivere” (…) “Desidero stare con quelli che all’inferno non si sono adattati, ma cercano una strada per uscirne” (Adista 1 del 2023 pg. 4)

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Dario Fridel

Teologo, a lungo insegnante e formatore di psicologia della religione e di psicologia pastorale all’ISR di Bolzano. Membro dell’AIEMPR. Formatore esperto dell’Approccio Centrato sulla Persona e del Metodo Gordon per l’efficacia personale.