La Mediazione

una pratica sociale sottovalutata

Di mediazione si sente parlare molto, ma pochi sanno veramente cos’è. Quasi tutti la associano al conflitto, ma esistono forme di mediazione che non vi sono strettamente legate o che operano nella prevenzione delle tensioni sia sul piano individuale che comunitario aiutando a superare le barriere culturali e sociali per favorire un dialogo costruttivo.

La mediazione può essere definita come “l’intervento di un mediatore volto alla creazione di relazioni nuove o alla riparazione di relazioni compromesse”. È una pratica sociale che si può applicare in molti ambiti (aziendale, penale, coniugale, interculturale, scolastico, sociale, ecc.).  Prevede competenze trasversali e competenze specifiche ai diversi campi applicativi, ma costituisce anche una forma di interazione sociale reperibile nella vita quotidiana.

In tale senso, siamo tutti potenzialmente mediatori, perché incomprensioni e conflitti ci circondano e ognuno di noi può apprendere e sviluppare le preziose competenze che possono fare la differenza nel facilitare l’instaurarsi di relazioni positive, la prevenzione e la risoluzione dei conflitti. Mediare vuole dire creare legami, significa portare la pace. È un’attività esigente, ma di profondo valore etico.

Non tutte le situazioni sono mediabili e imparare a valutare la loro mediabilità è uno dei primi compiti del mediatore, nonché uno dei più complessi. Richiede la capacità di considerare la situazione conflittuale in tutta la sua complessità, cogliendo non solo i fatti e le opinioni ma anche tutte le sfaccettature dei vissuti emotivi delle persone coinvolte, della posta in gioco, degli strumenti disponibili, ecc. ma soprattutto la reale disponibilità a comunicare delle diverse parti in gioco.

Nella maggior parte dei casi le situazioni non vengono mediate per la mancanza delle competenze che lo renderebbero possibile. La mancanza di conoscenze e competenze relazionali specifiche dell’ambito mediativo limita le nostre possibilità di azione in tutti gli ambiti della vita professionale, familiare e sociale nei quali potremmo portare sinergia, armonia e benessere.

In Italia esistono dei percorsi formativi dedicati ad approfondire i diversi possibili ambiti in cui la presenza di un mediatore può fare la differenza, soprattutto sul piano teorico. Certamente avere conoscenze specifiche all’ambito nel quale si vuole operare è importante, ma la competenza più impegnativa non sta nella conoscenza del contesto in cui si media, bensì nella capacità stessa di mediare. Un buon mediatore dovrebbe essere capace di mediare in qualsiasi ambito, previo conoscenza del contesto specifico in cui media.

A novembre a Villa S. Ignazio partirà un percorso formativo nel quale sarà possibile approfondire questi aspetti ma soprattutto passare dalla teoria alla pratica sviluppando le competenze trasversali e le sensibilità necessarie ad una mediazione efficace per poter fare la differenza nell’evoluzione e risoluzione dei conflitti e nella qualità delle relazioni personali e professionali.

Il corso sarà a carattere pratico, strutturato in otto moduli. Verranno proposti stimoli, riflessioni, esercitazioni pratiche e interattive, giochi di ruolo, momenti di confronto sull’esperienza personale e analisi di casi. Queste proposte spaziano dal lavoro su se stessi alla teoria, passando per la metodologia della mediazione. Il corso sarà condotto dal dott. Thierry Bonfanti, psicologo, psicoterapeuta, mediatore e formatore esperto, che ha dedicato la sua vita allo studio di questo fenomeno sociale. L’approccio è quello della Non-Direttività Interveniente (N.D.I.) di cui il dott. Bonfanti è uno dei massimi esperti a livello internazionale.

In questi giorni sono in corso i colloqui per l’accesso al corso. Per chi volesse maggiori informazioni è possibile contattare il Laboratorio di Educazione al Dialogo aps a led@vsi.it o al n. 0461-268873.

Per saperne di più, https://www.led-laboratorioeducazionedialogo.it/formazione-alla-mediazione/

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